Il cashback fu una misura attuata dal governo Conte II (appoggiato dal MoVimento 5 Stelle, LeU, Italia Viva e Partito Democratico) per poi essere abolita dal governo Draghi (sostenuto da tutto l’arco parlamentare, tranne Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana).
Un provvedimento molto diviso che trovò entusiasmo da una parte e anche forti critiche dall’altra. In pratica, si trattava di una legge in cui si concedeva il diritto ai cittadini, qualora avessero fatto dei pagamenti con la carta e non in contanti, di ottenere il 10% rispetto a quanto avevano pagato.
Ovviamente c’erano delle soglie e delle condizioni particolari che non stiamo qui a spiegare, ma il punto crociale è che quella misura non ha funzionato come si credeva.
Tanto da essere abolita alla prima occasione.
Ecco alcuni dei motivi per cui il cashback non ha avuto l’esito sperato.
Presunta violazione della privacy
Gli italiani con la privacy hanno un rapporto particolare. Su alcuni punti – ad esempio pubblicare storie e post sui social – non se ne importano più di tanto, ma per altri versi, invece, sembra che non si possa fare nulla poiché ci sarebbe la violazione dei dati personali.
Ecco, uno dei punti salienti per cui non ha funzionato è il fatto che bisognava scaricare un’app in cui venivano registrati tutti i movimenti fatti con la carta. Secondo alcuni studi, inoltre, sembra che i dati andassero a finire a una società americana.
Al di là del fatto che sia vero o falso, però, il sunto è che il cittadino ha visto il tutto come una palese violazione del proprio diritto di spendere i soldi come si vuole. Senza dar conto a nessuno. Cosa che, ovviamente, si può fare con il contante, essendo di per sé un pagamento non facilmente tracciabile.
Alto tasso di evasione fiscale
Diciamo chiaro e tondo: in Italia l’evasione fiscale ha raggiunto cifre da capogiro. Ci sono intere economie che si basano proprio sul sommerso. Qualora, d’improvviso, tutto dovesse tornare ad essere tracciabile, ci sarebbero intere attività che salterebbe a gambe all’aria.
Certo, online c’è chi non ha mai smesso di proporre il cashback ai suoi utenti, tra questi sicuramente possiamo trovare bestshopping.com, tra i migliori portali di sempre nel mondo del risparmio in rete.
Ma, al di là di queste oasi nel deserto, sembra quasi una idea lontana nel tempo. Anche perché, va da sé, se tutti i pagamenti fatti con carta sono tracciabili di per sé e devono essere giustificati. Tutti. Da lì non si scappa. Con il contante, invece, le cose sono molto più semplici per chi non vuole pagare le tasse.
E, spesso, il 10% indietro può non essere un buon deterrente visto che, magari, l’esercente potrebbe optare per un prezzo più basso del 15%, senza alcun scontrino o, comunque, senza alcuna fattura.
Ancora non si è incline al pagamento con carta
Chiudiamo con un aspetto più che altro psicologico e di abitudini. L’Italia, si sa, è un paese dove ci sono intere comunità di persone molto avanti con l’età con tradizioni dure a morire. Alcune di esse non hanno neppure un conto in banca e non sanno nemmeno cosa voglia dire avere una carta prepagata.
Quindi, ciò ha portato anche all’impossibilità di poter proprio materialmente approfittare del cashback. Sembra una situazione paradossale? In realtà è proprio così: del resto, secondo gli ultimi dati, siamo un paese sempre più vecchio. Con annessi problemi. Come, appunto, quello della mancata digitalizzazione.
Inoltre, anche per i giovani, il problema è molto simili. Prova, per dirne una, ad andare in un bar e pagare il caffè con la carta. Due sono le reazioni: o il POS magicamente non funzionerà oppure il caffè non lo servono perché potrebbero perfino rimetterci. Sì, perché a questo va aggiunto il problema delle commissioni che sono a carico di chi installa il POS. Un qualcosa che deve essere giustamente aggiustato dal legislatore perché, comunque, dare un altro balzello all’utente non è propriamente efficace.
Magari, nei prossimi anni, il cashback potrà essere ripreso ma con forme e modalità migliori. Tutto è perfettibile e, spesso, il problema nasce dall’attuazione della norma e non dalla norma in sé che, come principio, può essere anche giusta.