La notizia sta rimbalzando sul Web e non è una Fake News: il nuovo Regolamento Europeo sul Trattamento dei dati personali, che oggi fissa l’asticella a 13 anni per l’utilizzo di Social e Whatsapp da parte dei ragazzini magari con piani sottoscritti su operatori telefonici per esempio dalle offertissime Tim, è stato modificato e ora ha portato l’età a 16 anni, tutto questo a partire dal prossimo 25 maggio, data di entrata in vigore del nuovo Gdpr Europeo. Il problema sollevato è relativo a motivi di Privacy, dunque, tra cui anche la geo localizzazione che traccia costantemente gli spostamenti dei ragazzi ma dietro a tutto c’è anche e soprattutto la preoccupazione per le modalità eccessivamente semplici di adescamento di giovanissimi attraverso i Social. Il provvedimento non dee essere visto in chiave punitiva, quindi, bensì come un atto mirato alla tutele dei ragazzi.
Questo provvedimento ha delle analogie con il Children’s Online Protection Act in vigore negli Stati Uniti e che protegge la raccolta dei dati di ragazzi ma al punto 8 del nuovo provvedimento Europeo si legge anche che è vietata al di sotto dei 16 anni l’offerta diretta delle società, che significa che con un’espressa autorizzazione di chi ha la patria podestà sul ragazzo/a, è possibile comunque accordare l’utilizzo al ragazzo. In ogni caso non piacerà questo nuovo provvedimento ai milioni di ragazzi, adolescenti, che hanno integrato nella loro vita quotidiana l’utilizzo di Facebook, Instagram, Whatsapp e tutto il resto che, tra poco più di un mese, almeno in teoria sarà a loro precluso.
E’ lecito domandarsi: chi controllerà chi usa effettivamente i vari Social e Whatsapp? Questo resta ancora un mistero; forse i vari Social saranno costretti a richiedere il codice fiscale per l’utilizzo? Si metterà in atto un sistema, nel principio, simile a quello dei distributori automatici di tabacchi? E’ ancora tutto da vedere come realmente si potrà mettere in pratica la nuova norma. Di certo la nuova normativa addossa ai genitori una nuova responsabilità che dovrebbe già essere una norma di buon senso: il controllo dell’utilizzo dello Smartphone da parte dei loro figli, le limitazioni d’uso. Esiste la possibilità di avere due profili diversi sullo stesso telefono. Questa non è un’opzione ancora possibile su Whatsapp ma lo diviene attraverso l’app “Parallel Space” che permette di avere un profilo familiare ed uno di lavoro, ad esempio, anche se questo comporta una manovra non del tutto rapida ed agevole per passare da un profilo all’altro e comunque consuma parecchia batteria, riducendo sensibilmente l’autonomia.
Già vedo le facce allibite dei ragazzini che non riescono a immaginarsi una loro giornata senza essere attaccati allo Smartphone e chattare tramite Facebook o Whatsapp o inviarsi foto e contenuti video. Da una recente indagine, dei giorni scorsi, risulta che tre adolescenti su cinque si scambiano contenuti fotografici e video hard tramite i vari Social, un fenomeno fortemente preoccupante, non tanto per motivi moralistici ma per la sicurezza stessa dei ragazzi e per il loro futuro in quanto evidentemente costoro non sanno che tali contenuti restano a vita nelle memorie dei Social e un domani potrebbero saltare fuori a seguito di un colloquio di lavoro…
Il fatto è che i ragazzi di oggi hanno totalmente disimparato la comunicazione reale, personale, tutto è virtuale in una commistione ormai indistinguibile di ciò che è realtà e ciò che è soltanto virtuale con effetti anche devastanti in alcuni casi, in cui la violenza virtuale di un video gioco viene trasposta nella vita quotidiana. Non può stupire più di tanto l’agghiacciante vicenda del clochard dato alle fiamme da dei ragazzini che non si sono resi conto di ciò che hanno fatto, ammettendo che non pensavano di potergli fare del male: questo è emblematico dell’assenza di scissione tra virtuale e realtà e in questo senso, ben venga che i ragazzi vadano alla scoperta che esiste anche un modo umano di comunicare fatto di voce, di tono, di espressioni che nessun Social potrà mai dare. Forse un passo indietro è utile farlo.