Palazzo Chiaramonte, detto Steri (hosterium magnum), oggi sede del Rettorato Universitario, è un’edificio di rara bellezza. nonchè il più rappresentativo esempio di architettura trecentesca in Sicilia.

Fu costruito dall’ammiraglio Giovanni Chiaramonte, all’inizio del trecento, come residenza familiare, nonchè presidio militare della zona attorno al porto.

L’aspetto di fortezza del palazzo si deve dunque alla funzione militare che doveva svolgere anche in considerazione della sua contrapposizione al Palazzo Reale e al Castello a mare, che si trovava dall’altro lato del porto.

L’edificio a pianta quadrangolare, per quanto ingentilito dalle colonnine delle bifore esistenti al primo piano, si articola attorno ad un cortile quadrato sul quale affaccia un elegante porticato.

Nella sala magna, insiste un soffitto a cassettoni dipinto da Cecco da Naro, Simone da Corleone e Darenu da Palermo tra il 1377 ed il 1380, dove sono rappresentate scene d’amore, scene bibliche (Il giudizio di Salamone, Susanna e i vecchioni) e miti classici (la guerra di Troia).

Il filo rosso, come il colore dominante del soffitto, lega questo ciclo di pittura a quello arabo del Palazzo Reale.

All’inizio del XVI secolo, il palazzo divenne sede del tribunale e delle prigioni dell’inquisizione. Ancora oggi, sono ancora visibili alcuni dei graffiti e dei disegni dei prigionieri dell’inquisizione, che, spesso venivano dati al rogo nel pianoro antistante il palazzo.

Tra le iscrizioni presenti, colpisce un’espressione arcana: “Voi solo san Giovanni mi guardate con sei occhi”, che sovrasta un’immagine, Cristo o san Giovanni, eseguita con estrema maestria.

Lo Steri, non fronteggia più il Castello a mare (in buona parte distrutto), nè il palazzo reale, oggi, fronteggia il gigantesco esemplare di Ficus Magnolideus (incrocio tra un ficus ed una magnolia), che insiste all’interno del giardino Garibaldi.

Quest’albero (il più grande d’Europa), ha acquisito il valore di una metafora cittadina: dai suoi enormi rami pendono radici aeree che si trasformano in tronchi che, a loro volta ramificati, hanno la funzione di sorreggere l’immensa architettura.

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